Berserk: scrutare nell’abisso

Il 10 settembre uscirà il capitolo 364 di Berserk e allo stesso tempo non siamo pronti e siamo pronti da sempre. Perché, a prescindere dal contenuto dell’ultimo capitolo realizzato da Kentarō Miura scomparso il 6 maggio, a prescindere dalla possibilità di vedere un finale realizzato da qualcun altro sulla base dell’idea originale del maestro, per noi Berserk è già finito nel suo essere incompiuto. Ma facciamo un passo indietro.


Nel 1988 il 22enne Miura invia alla casa editrice Hakusensha il prototipo autoconclusivo della sua opera chiamata Berserk. Mai si sarebbe aspettato di poter pubblicare già dall’anno dopo periodicamente una serie. Non c’era un’idea precisa, se non quella dell’ambientazione medievale dark fantasy presente nel capitolo one-shot dove il suo Gatsu si trova ad affrontare il Conte Dracula. Le influenze iniziali sono quelle horror, storiche e fantasy di stampo occidentale (per citare qualcosa: Il Nome della Rosa, il ciclo arturiano, le fiabe dei fratelli Grimm, la vera storia di Götz von Berlichingen, le opere di H. P. Lovecraft, la serie di Star Wars e numerose altre pellicole come Hellraiser, i film di Paul Verhoeven su tutti Flesh + Blood), nonché l’amore dell’autore per manga come Devilman e Ken Il Guerriero e la serie di romanzi giapponesi Guin Saga e l’influenza da alcune religioni come quelle abramitiche e quella induista. Più avanti nella serie troveremo riferimenti artistici di alta classe e inquietudine, da Escher a Bosch ma anche Dorè. L’idea dell’autore era quella di un viaggio verso l’abisso senza più ritorno e con quest’idea inizia a raccontare la sua storia che, dopo i primi capitoli, ci propone subito un enorme flashback per raccontarci la storia di Gatsu, dell’Armata dei Falchi, della sua amata Caska e del leader Grifis.

Nel contesto delle guerre delle compagnie di ventura sperimentiamo le cose più forti che la vita ci può offrire: amore, amicizia, dolore, paura. L’Età dell’Oro ed il suo tragico e leggendario epilogo, l’Eclisse, consegnano subito Berserk alla storia del manga, del fantasy, dell’immaginario collettivo. Con i suoi alti e bassi nel proseguire, l’opera ci porta al fantapolitico, all’etica, alla filosofia perennemente presente nei personaggi. Gatsu e Grifis sono, con obiettivi diversi, dei superuomini nietzschani. O almeno, tentano di esserlo. Il nostro protagonista, oscuro e brutale, ha un’evoluzione commovente: dalla mancanza di senso della sua vita di sofferenze passa alla ricerca totale della vendetta contro il suo ex migliore amico reo di averlo tradito, salvo poi rendersi conto che qualcosa gli è rimasto: la sua amata Caska, da proteggere ad ogni costo. Dal canto suo, Grifis si è forse trovato costretto nella sua posizione. In un mondo dove il destino non è materia umana e dove il libero arbitrio è forse solo un’illusione, il Falco Bianco è l’uomo della profezia, destinato a diventare il quinto ed ultimo membro della Mano di Dio, creato dai sentimenti abissali dell’umanità stessa, come rivelato nel capitolo 82, l’unico rinnegato poi dall’autore. Grifis non fa altro che seguire il suo sogno, quello di governare il mondo. Lo ha sempre detto: per lui la vita è vissuta in funzione dei sogni. Ci sono sogni grandi e sogni piccoli e sogni, come il suo, che per essere realizzati devono spezzare altri sogni e tante vite. Una vita da martire, forse, ma la vita che tocca a lui, tale che per lui non esistono amici, i quali sogni devono viaggiare di pari passo, senza servire al suo. Tutti tranne Gatsu, che sarà insieme al resto della squadra il sacrificio da compiere per raggiungere il suo sogno.


Nel peggiore dei mondi possibili ma, come il nostro, con libero arbitrio probabilmente fasullo, perennemente con presenza di male e violenza e dove le masse sono facilmente manovrabili, Berserk ci insegna che dobbiamo farci forza. Come insegna il Cavaliere del Teschio, un peccatore in vita che prova a riscattarsi e a non far commettere i suoi errori andando contro il destino stesso, l’unico modo per sapere cosa ci aspetta è andare avanti. Forse è questo il sogno più nobile che ci si può porre nella vita: vivere. Nell’attesa di sapere il futuro dell’opera, come dicevo, per noi Berserk è già finito nel suo essere incompiuto, nell’eterna lotta e sofferenza di Gatsu fino alla fine per salvare ciò che gli è rimasto in vita e nella vita di Grifis, l’altra faccia della stessa medaglia, che sacrificherà tutto e tutti per compiere il suo sogno, il suo destino. I lettori (50 milioni di copie vendute) e tutti gli altri autori ed artisti che si sono ispirati all’opera (per citare i più famosi: la serie di videogiochi Souls di From Software, hanno potuto dire solo una cosa, nonostante tutto ciò che è accaduto in questi 32 anni di pubblicazione, a Kentarō Miura: grazie.

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