Denunce e proteste per un torneo organizzato in un paese dove i diritti umani vengono quotidianamente calpestati
È sicuramente il Mondiale più anomalo di sempre. Si gioca nell’inverno europeo, non era mai successo. E sul torneo, comprato dodici anni fa dagli emiri qatarioti, grava l’ombra nera della corruzione e fioccano le proteste in Germania, Norvegia e Danimarca ecc.
Tema centrale della questione sono i diritti umani, che in Qatar spesso vengono calpestati. Paghe da fame, turni insostenibili e le tante morti sul lavoro di una manodopera reclutata in Bangladesh, India, Pakistan, Nepal. (si parla di più 6500 operai morti durante i lavori) Secondo Amnesty International in Qatar lavorano attualmente circa 1,7 milioni di stranieri, spesso in condizioni di sfruttamento. Si confermano anche insabbiamenti relativi ai decessi dei lavoratori da parte del Governo del Qatar (fonte The guardian)
Mentre cresce la portata delle minaccia di azioni repressive nei confronti di omosessuali ed esponenti LGBT, cui è stato consigliato di non manifestare pubblicamente e di non esporre simboli. La maggioranza dei 69 hotel indicati dalla FIFA per i soggiorni in Qatar ha consigliato ai clienti omosessuali di “non dare nell’occhio”. In Qatar l’omosessualità è vietata e può portare a una detenzione di 7 anni.
La nazionale della Danimarca ha scelto di boicottare i mondiali pur partecipandovi attraverso due iniziative. La prima riguarda le maglie che saranno utilizzate dalla squadra durante la competizione: no loghi in vista, essenziali, spoglie. Come a voler dire “noi ci siamo, ma è come se non ci fossimo”. I giocatori danesi partiranno per il Qatar senza le proprie famiglie. “Non vogliamo contribuire ai profitti del Qatar. Pertanto abbiamo ridotto il più possibile le nostre attività di viaggio”, ha fatto sapere la Federazione calcistica danese.
Benoît Payan, sindaco di Marsiglia, ha affermato che “questa competizione si è trasformata in un disastro umano e ambientale”. Dichiarazioni analoghe sono arrivate da parte dei sindaci delle altre città francesi. Il primo cittadino di Strasburgo, Jeanne Barseghian, ha aggiunto: “Per noi è impossibile non ascoltare i numerosi avvisi delle Ong che denunciano gli abusi e lo sfruttamento dei lavoratori immigrati. Migliaia di lavoratori stranieri sono morti nei cantieri, è inaccettabile”.
Il mondiale qatariota deve rispondere anche a importanti polemiche in merito all’impatto ambientale della manifestazione. Nel mezzo di una crisi energetica mondiale, il torneo prevede stadi climatizzati in mezzo del deserto, con temperature esterne che potrebbero arrivare fino a 35°C. Per organizzare un evento globale nel cuore del deserto servono circa 10 mila litri di acqua per 90 minuti di partita. Senza contare la necessità di irrigare di continuo i campi, e far dissetare tifosi e turisti. In un Paese in cui non c’è accesso all’acqua potabile e, per i terreni di gioco degli stadi, vere e proprie cattedrali nel deserto, c’è bisogno di uno sforzo idrico insensato”. Anche per la Codacons, che ha lanciato il boicottaggio nel nostro paese, “questi sono i Mondiali della vergogna, dove lo strapotere economico vince sui diritti umani, dove la corruzione vince sul merito, e dove i sogni di migliaia di persone vengono sacrificati per il dio denaro. Per questo – scrive l’organizzazione – “invitiamo i cittadini italiani a partecipare alla nostra petizione, spegnendo i televisori e boicottando il campionato del mondo in Qatar!”
In Italia il dibattito è arrivato ma in misura minore, le principali istituzioni hanno però taciuto di fronte allo scandalo. E anche quanto detto da altre nazioni rispecchia quello che chiamerei un boicottaggio soft. Solo alcune curve hanno lanciato la protesta. Non possiamo assolutamente tollerare che una nazione non democratica possa lucrare, inquinare e sfruttare continuando a legittimare il proprio regime.
A tal proposito in passato la FIFA (travolta poi da accuse di corruzione) si era dimostrata assertiva e accomodante nei confronti di quelle nazioni che erano dittature a tutti gli effetti. Ricordiamo la coppa del Mondo di Argentina 78: lo Stadio El Monumental di Buenos Aires, dove si disputò la finalissima, dista solo 600 metri dall’EMSA -Escuela de Mecánica de la Armada- , un centro di detenzione illegale e di tortura del regime Argentino. Ma questo merita un articolo a parte.
Il mondiale si terrà comunque ma è importante colpire quanto più possibile il profitto del Qatar e di tutti gli sponsor puntando a creare un precedente simbolico nelle future assegnazioni.
La speranza è che giustizia venga fatta.