Lettera ad un italiana/o media/o
Appello alla gentilezza e al rispetto
Cara nonna,
sentendo tutti i discorsi d’odio che da tempo dilagano ovunque, dai social ai media tradizionali fino ai discorsi quotidiani al bar, oggi ti ho pensata.
Ho pensato a tutte quelle volte che, guardando la tv mentre eravamo a tavola, si sentiva parlare di migranti e di barconi e tu avevi paura. Avevi paura che potessero toccare i tuoi figli, ma soprattutto i tuoi nipoti, per me; avevi paura che, tornando a casa dall’università o da un’uscita la sera tardi, potessero essere violenti e farmi del male.
Ho pensato a tutte quelle volte che si sentiva parlare di omosessuali e tu non eri molto d’accordo.
Ho pensato a te e all’importanza che dai a quello che dice la televisione e a quanto, secondo me, potresti capire se invece toccassi con mano queste realtà e le vedessi con i tuoi occhi.
Sai nonna, tutte le volte che porto i miei amici a casa da te (per mangiare più che altro) mi rivolgono dei complimenti non solo per il cibo che cucini, ma anche per la nonna fantastica che sei, sempre piena di vita e pronta a scambiare “due” chiacchiere o “due” melanzane fritte con chiunque le si ponga davanti.
E io sono fiera di tutto ciò.
Ti dirò di più.
Sai, i miei amici sono molto diversi tra di loro; hanno diverse personalità, caratteri, orientamenti sessuali e politici e fanno scelte nella loro vita che rispecchiano le persone stupende che sono. Per questo io ti dico, sai quante persone di sinistra, di destra, di centro, gay, lesbiche, bisessuali, persone di altre regioni d’Italia, o provenienti da Paesi stranieri hai conosciuto?
No, forse non lo sai, perché a te non importava. A te interessava solo sapere che non fossero di “gusti strani” e mangiassero tutto quello che offrivi o, al massimo, eri interessata a conoscere tutta la dinastia di quelli, tra i miei amici, che venivano dallo stesso paese in cui sei nata tu.
Addirittura -e di ciò mi sono anche piacevolmente stupita-mi è capitato di farti conoscere proprio quelle persone considerate da te “di gusti strani” -vegani e vegetariani- e non ti è importato neanche di quello, perché ciò che per te conta più di tutto è la condivisione, quella intorno ad un tavolo, sfoggiando (e a volte anche ostentando) tutti i piatti che solo tu sai fare, a base di carne, legumi e verdure (“ che non devono mai mancare e che ti rendono in salute, soprattutto quelle del contadino della campagna vicino casa nostra, quello che non inquina”, me l’hai detto tu).
Ti ho portato addirittura persone bianche bianche che venivano dall’estremo Nord Europa, da paesi così freddi che per loro ero io, tua nipote, con i capelli ricci ricci, le ciglia folte e la pelle scura, quella diversa che sembrava quasi venire dall’Africa (che poi tutti i torti non li avevano).
Ti ricordi quanto eri felice quando sono arrivati e quanto hai pianto, invece, quando sono andati via?
Beh nonna, io penso che se conoscessi dal vivo quelle persone che non rientrano nel genere che la nascita e la società impone loro, quelle persone che ne amano altre non per forza del sesso opposto al loro, quelle persone con un orientamento politico diverso dal tuo (magari di sinistra), quei migranti che ogni giorno raggiungono l’Italia, non esiteresti a farli sedere accanto a me, in una delle tue lunghe tavolate domenicali, e a dar loro da mangiare un bel piatto di spaghetti al pesce, come solo tu sai fare.
Io so che sei buona e non pensi veramente quello che dici guardando le notizie in tv e, anzi, penso proprio che, se avessi davvero l’opportunità di conoscerli, ne riempiresti il piatto più abbondantemente del mio, perché ti accorgeresti sin da subito che “stanno” più “sciupati” di me e perché, come mi hai insegnato tu, l’ospite, qualsiasi esso sia, deve essere trattato con i guanti bianchi.
Ti voglio bene,
La tua nipote maggiore, Giorgia