Che fine ha fatto Mtv? Intervista a Francesco Mandelli


Abbiamo incontrato Francesco Mandelli, conosciuto soprattutto per il ruolo interpretato nel duo comico “I soliti Idioti”, progetto che ha ricevuto un successo tale da iscrivere i loro personaggi all’interno dell’immaginario nazional popolare. 

Mandelli peró non é solo questo, nella sua lunga carriera, iniziata prestissimo, (comincia a lavorare per MTV al suo ultimo anno di liceo), ha recitato in film, in teatro, ha fatto il conduttore televisivo, suona e compone, lavora in radio e fa anche il doppiatore.

Insomma un’artista a tutto tondo che rivela anche uno splendido lato umano e capacitá di riflessione molto profonde.

In questa intervista ci svela il mutamento dei valori e della grammatica televisiva negli ultimi anni e come l’irriverenza sia lentamente scomparsa dagli schermi.


Ti conosciamo come un artista fortemente poliedrico, hai lavorato per il teatro, il cinema, la musica, hai anche scritto due libri, ma prima di tutto vorremmo sapere, da dove è nato tutto ciò?

Credo che tutto sia dovuto al fatto che sin da quando ero piccolo mi piaceva travestirmi, mi piaceva immaginare realtà alternative, creare degli scenari all’interno dei quali ognuno ha un ruolo, che è un po’ come scrivere un film, ho sempre avuto questo tipo di propensione e poi, all’età di circa dieci anni ho incontrato una persona che notando questa mia inclinazione mi ha inserito in una rappresentazione teatrale del mio paese, eravamo sette ragazzini ed un adulto.

A questo proposito, dove sei nato?

Io sono nato a Erba ma ho sempre vissuto ad Osnago, un paesino in provincia di Lecco di 3000 abitanti e qui, in questo paesino sperduto della Brianza, il prete del mio oratorio mi coinvolge in questa recita. E mi accorgo che quella cosa è più di un’ inclinazione, mi accorgo che la gente ride, da quel momento per le persone del mio paese non ero più la stessa persona, ero quello che sapeva recitare, che sapeva far ridere, avevo trovato un posto nel mondo e credo che sia importante capire chi sei, che tu sia un calciatore, uno bravo a scuola, capire chi ero mi ha dato molta sicurezza in un mondo fatto di totale insicurezze di quando ero adolescente. Esco completamente cambiato da quella recita, mi rendo conto di quanto fosse bello fare teatro, immaginatevi per un ragazzino di 10 anni cominciare le prove a gennaio, avere ogni settimana l’impegno di andare a teatro, entrare in quel luogo vuoto che è tuo, era magico, con tutti quei cunicoli, i camerini, faceva sempre un po’ paura, però era terribilmente affascinante, poi era inverno le prove le facevamo dalle 5 alle 7 di sera ma quando uscivamo era già buio, quindi da gennaio fino a giugno per la prima volta nella mia vita faccio un percorso, qualcosa che un inizio, uno sviluppo, cresce il rapporto con gli altri ragazzi, fino a quando esplode, fai lo spettacolo e alla fine di tutto questo sei vuoto e hai una malinconia meravigliosa’

Quindi hai riconosciuto il genio che era in te, hai visto che quella era la tua strada fin da subito?

no, ho capito che sicuramente avevo un’arma ma da qui fino a capire che volevo fare quello nella vita mancano ancora un po’ di anni, perché chiaramente quella cosa mi spinge ancora di più ad entrare a far parte della compagnia teatrale del paese, a fare tutti gli anni la scuola di teatro del liceo, un corso extracurriclare in cui questa maestra mi ha insegnato teatro per cinque anni e lì ho inziato con il propedeutico, dove ci facevano fare quel tipo di esercizi in cui devi imparare a fidarti del tuo compagno, ad ascoltare e poi ad un certo punto doveva esserci un piccolo saggio in cui ognuno di noi doveva raccontare la prima volta di qualcosa, e io racconto la prima volta che vado al premio di Formula 1, e si trattava del primo monologo che avevo preparato e scritto da solo, già alle prove mi rendevo conto che funzionava, faceva ridere, aprivo la bocca e la gente rideva, era un potere magico che avveniva solo lì; poi in classe ero un’altra cosa, nel gioco del teatro avevo qualcosa da dire fuori da lì ero trasparente, non ero sfigato ma non ero nemmeno popolare, avevo tante paure, non avevo il fisico da vincente, arma incredibilmente, quando ero su palcoscenico la gente mi vedeva e se fino al giorno prima dello spettacolo ero invisibile, il giorno dopo a scuola tutti mi salutavano. Ho sempre studiato poco ma mi piaceva fare quel tipo di cose, suonavo anche in una band, al tempo guardavo MTV che era lo youtube di oggi, qualcosa che ti portava fuori dalla realtà provinciale. Guardando quel tipo di televisione i miei gusti sono cambiati drasticamente.

Secondo te che ruolo svolge MTV nell’ambito dell’intrattenimento televisivo, è sempre stato un canale irriverente, ma ad oggi cosa è cambiato rispetto agli inizi del 2000? Che fine ha fatto MTV?

MTV era quella cosa nuova di cui tu avevi bisogno a 15 anni perché si trattava di qualcosa che parlava il tuo linguaggio in un mondo basato su un grande establishing  televisivo. La televisione era costituita da sei canali che però erano molto istituzionali , sia nei privati che nei pubblici, c’erano certi standard, certe cerimonie che però erano ingessatissime erano ancora quelle degli anni ’60 ’70. Ad un certo punto arriva MTV con un linguaggio completamente nuovo, altrettanto “severo” perché anche se dall’esterno sembrava molto libero in realtà dietro si celava un grande rispetto di certe regole che costituivano gli ingredienti di quella televisione, c’era un pensiero dietro nonostante ci fosse una libertà di linguaggio e di espressione. Tutto questo nasceva dal fatto che c’era qualcosa da distruggere, c’era qualcosa di sacro che in quel momento era il linguaggio televisivo quindi MTV  diventa irriverente proprio perché  distrugge quel tipo di linguaggio. Oggi non c’è più un linguaggio vero e proprio, non ci sono più degli standard ben definiti e tu come fai a essere irriverente quando tutto è irriverente? Ti faccio un esempio: se noi parliamo adesso, lui dice una cosa e siamo in tre, più o meno anche se parlassimo tutti e tre contemporaneamente, se uno dicesse una roba veramente tosta lo sentiremo tutti e ci fermeremmo. Per assurdo nel mondo dove siamo adesso, immaginate questo cortile pieno di gente che dice un botto di robe scorrette ma tu non senti più niente , quindi tutta la scorrettezza è persa in un casino di voci. Se prima erano quattro voci e quella quinta che era dissonante la vedevi bene e doveva stare attento ad essere dissonante perché rischiava di prenderle dagli altri quattro quindi non potevi esagerare perché ti esponevi , mentre adesso se uno grida una bestemmia dal fondo della folla e nessuno lo sente però quella bestemmia un po’ la percepiamo, a quel punto diventiamo anche usi ad un certo tipo di linguaggio che va oltre l’irriverente, è esageratamente sconsiderato. Quindi oggi è difficile secondo me essere politicamente scorretto, essere controcorrente, essere diversi. Mtv era diverso  perchè viaggiava proprio su un’altra dimensione cioè non aveva bisogno della vecchia televisione, era un mezzo a se, cioè era proprio un’altra cosa al di fuori della televisione. Adesso, 20 anni dopo, se io per esempio guardo Sky ritrovo molto di quel tipo di televisione, ci sono delle regole, un tipo di  impostazione che è quella anglosassone da cui deriva MTV perché noi facevamo la televisione inglese, nella televisione italiana un certo punto vengono gli inglesi e ci dicono come si fa la televisione e da lì cambiò tutto, avevano portato qualcosa di difficile da ottenere, si trattava di una televisione molto giovanile. Eppure c’era gente per strada che mi ‘bullizzava’ perché lavorava per Mtv, questo lo dico perché oggi viviamo in un mondo in cui stiamo attenti a chi offende chi, ma secondo me la cosa assurda è che se ti vogliono offendere, puoi essere anche la persona più figa del mondo che fa la cosa più figa del mondo ma se ti vogliono offendere lo faranno comunque.

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