I sogni e il mondo infero – Analisi dei motivi collettivi

«Senza Contrari non c’è progresso. Attrazione e Ripulsa, Ragione e Energia, Amore e Odio sono necessari all’Umana esistenza.»
William Blake

Si è soliti dire, tra junghiani, che la mitologia è una psicologia dell’antichità e la psicologia è una mitologia dell’epoca moderna. Interpretare il mondo odierno con gli occhi del mito fa diventare il mondo stesso una culla di nuovi miti arroccati sui più antichi, e la tradizione occidentale sa bene come noi uomini siamo e continueremo ad essere nani sulle spalle dei giganti.
«L’incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche; se c’è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati.»
Carl Gustav Jung

«Il nostro intento è di passare continuamente dal mito alla psiche e dalla psiche al mito, riflettendoli entrambi, usando l’uno per offrire intuizioni all’altra e viceversa, impedendo che ciascuno dei due sia preso esclusivamente per quel lo che dice di sé.»
James Hillman

Non finirei di elencare il numero di arti, discipline e studiosi accollati dietro le miriadi d’immagini che l’uomo ha saputo e avuto bisogno di crearsi. E riprendendo il discorso sui sogni, non è possibile parlarne senza riferirsi alla loro natura d’immagine. Immagine di cui, per quanto possa sembrar di primo acchito confusa e nebulosa, sapremo scorgere nella dimensione onirica il lato materiale e pesante. L’interpretazione dei sogni ne ha sentite di ogni, e non sono in grado di condividere quelle spiegazioni che riducono il fenomeno alla fisiologia del corpo umano, all’alimentazione condotta la sera prima o addirittura alla temperatura nella stanza di chi si appresta ad addormentarsi. I sogni mi hanno sempre ricordato, esulando in parte dall’argomento, le lezioni di filosofia di Heiddeger tenute a Friburgo tra il 1955 e il 1996, grazie alle quali compresi che altri autori all’infuori di me, di fronte alla ricerca del fondamento delle verità, ne scorgevano il carattere dedito al superamento di quel principio di non contraddizione che incamera il pensiero. L’oscura nebulosità del sogno rimanda per assonanza al discorso psicologico di Eraclito, poiché la natura ama nascondersi, ed è nel nascondimento del sogno che siamo chiamati ad entrare. Hillman stesso rifacendosi alle etimologie, ricorda che comprendere vuol dire contenere entro sé il significato. Essendo un autore statunitense, non può fare a meno di evidenziare come l’understanding ( under-stand ) rimanda al carattere della verità che si cela all’interno del prettamente visibile. Con un colpo di frusta son costretta ad elidere le interpretazioni che si appoggiano alla scienza repentinamente, e a soffermarmi sul pensiero di Hillman prescindendo anche a proposito delle interpretazioni che abbracciano uno stile più narrativo:
«l’identificazione empatica con tutte le figure di un sogno finisce per riconsegnare il sogno all’Io desto, il quale, romanticamente, lo assorbirà attraverso i propri sentimenti. Questo crea una congestione nell’Io, il quale, diventando le immagini del sogno, si ingoia il sogno stesso, invece di lavorare sulle proprie reazioni restando all’interno delle immagini. Sul piano terapeutico, il lavoro viene fatto nell’interesse dell’Io desto: è psicologia del l’Io. Ancora una volta il sogno è al servizio del mondo diurno; non per niente questo metodo è chiamato sogno da svegli».
I sogni non servono alla nostra vita cosciente, ma interiore.
Prima di passare all’analisi dei casi più comuni, sottolineo la previa mancanza di molte delle fondamenta che possono far comprendere appieno uno dei metodi più risoluti di analisi onirica (per chi fosse interessato consiglio la lettura da cui traggo spunto: Hillman J., Il sogno e il mondo infero, Adelphi, Milano 2003).
Nero
I colori sono i primi simboli che universalmente si ricollegano ad un determinato stato. Il nero nei sogni è il rivestimento delle ombre che si colloca nell’immaginario del Thanatos. Le ombre e le figure, di colore nero, ricordano le anime che s’aggirano nell’Ade, dai tratti fumosi e composti di caligine; son figure che ci osservano, restano ritte in un punto del sogno o ci inseguono scatenando in noi terrore ed angoscia. Sono il simbolo dell’occulto e dello stupro, per via della loro natura violenta, spesso sopravvengono anche nei fenomeni della paralisi notturna, minacciando l’io e ciò che possiede. Le figure nere indicano il rimosso, e il grande rimosso del nostro tempo è la morte. La loro comparsa esige non di combatterle, di trasformarle come il nostro io – nutrito del mito d’Ercole – desidererebbe fare con il coraggio che non possiede, ma suggeriscono di avviare in noi stessi un cambiamento, un avvicinamento alle cose di morte, il vivere – e non combattere- le nostre paure, le nostre fobie, le nostre situazioni al limite.
Malattia
Possedere una ferita o una malattia, di solito del corpo, si riconduce alla casa di Ade. È sognare di perdere i capelli o i denti, le ferite sanguinanti, mutilazioni o degeneramenti fisici. Nel folklore generale la malattia colpisce gli innocenti e i bambini, ed è incarnata dalla figura di un demone. Diventa l’elemento che trasfigurandoci fa diventare noi stessi psychopompos, come Ermes messaggeri e intermediari della Luce al Buio. La malattia stessa nel nostro mondo è qualcosa a cui dedicarci con cura tale da non tollerarla veramente, ma di porvi un rimedio, un pharmakos per redimerla al più presto. La malattia che intacca l’anima non è sorella della malinconia o della disfatta, ma è la nostra ‘opus contra naturam’, come direbbe Jung, colei che crea un vuoto tra noi e la nostra individualità, un horror vacui che permetterà al potere inconscio della psiche di emergere al nostro cospetto. Chi non è avvezzo alla pratica medievale e rinascimentale dell’alchimia, che incorona in momenti sequenziali la trasformazione, anche di noi stessi, vede nella fatiscenza la prima fase della putrefactio, dove tutto macera per lasciar spazio una volta consumatosi al nuovo.
Animali
Fortunatamente il regno animale è più vasto del nostro. Associamo gli animali che compaiono nei sogni alle nostre istanze istintuali (potenza, ambizione, energia sessuale e sopportazione) sebbene ignoriamo come sia un pregiudizio dato dalla tremenda psicologia evoluzionista che sottende tutto alla perpetrazione dei geni ( riproduzione ) e del Cristianesimo che redige l’uomo a caput mundi. Da esseri civilizzati che crediamo di essere, ci siamo affrancati dalla potenza e bellezza che il regno naturale conserva, l’armonia che si respira nel silenzio dove tutto sembra stare in attesa, è il legame tra gli animali stessi che si instaura mediante l’ascolto reciproco. Ignoriamo la loro intelligenza, ignoriamo come siano loro e non gli uomini ad essere più simili al divino.
«guardare gli animali dei sogni da una prospettiva infera significa considerarli portatori di anima, forse portatori totemici della nostra stessa anima-libera o anima morte, venuti ad aiutarci a vedere nel buio»
Il cane di Ecate, il cerbero di Ade, Anubi come il Dio sciacallo, i cavalli degli incubi, gli uccelli enormi dalle grandi ali sono demoni di morte; il serpente come aspetto ctonio del Dio, le vacche gravide di Tellus come i maiali sacri di Demetra. A volte son messaggeri anche il pesce il lupo e la volpe. Ma il ragno è l’animale che più di altri viene in sogno. La sua tela, come la Grande Madre che fila la rete delle illusioni, tesse paranoie, pettegolezzi velenosi e comunica relazioni tossiche. Il ragno è quella forza inconscia, oscura e negativa che l’io ha paura ad integrare. Quando esso giunge, esige da noi un rovesciamento dello sguardo verso le nostre profondità più nefaste.
Corpi d’acqua
I corpi d’acqua li ricordiamo a partire dal gelido Stige, il lamentoso Cocito, il depresso Acheronte o il più noto fiume Lete. Sono gli oceani, i fiumi, i laghi o anche le piscine e le vasche da bagno. Com’è dolce sognare il mare in lontananza a riva ed ammirare le sue superfici piane; ma Eraclito vedeva le rive su cui noi stiamo nei sogni come negative in quanto “terrestri”. Rispetto alla “liquiditá”, anche l’alchimia che ripeto, racconta delle trasformazioni dell’anima, ammonisce di non eseguire alcuna operazione finché ogni cosa non sia diventata acqua. Bachelard, vede nell’acqua il momento precipuo della rêverie, l’abbandono alle fantasticherie e all’estasi delle sue immagini. L’inumidimento è la conseguenza del godimento dell’anima per la propria dissolvenza, al momento che fluidifica ciò che era fisso.
«Le fissazioni letterali in problemi terrestri arrestano il moto dell’anima, e in questo senso è morte diventare terra. L’anima vuole continuare a fluire, vuole penetrare. D’altro canto, poiché morte significa anche prospettiva animica, queste stesse fissazioni immettono anima nella terra e terra nel l’anima, dando alle cose materiali un nuovo senso psichico»
Ammirare le onde del mare e immergersi come un liquido amniotico che solo sa avvolgerci è un invito a entrare in dinamismo con la nostra vita, come una nuova relazione sessuale che incomincia, che ci sostiene. Ma di rado le immagini nei sogni son favorevoli, i corpi d’acqua amano invece toglierci il respiro, ritrarci giù, farci affogare nelle profondità liquide e cupe come monito alla nostra intransigenza.
Ritardo
Quell’intollerabile sensazione di non giungere mai alla meta in tempo, perdere un mezzo, di correre senza neppur arrivare all’appuntamento perché gli ostacoli si moltiplicano o i percorsi si allungano e le nostre gambe, o più ingenerale, la zona inferiore del corpo non tollera i nostri comandi.
«Nei sogni la puntualità rivela un io onirico conforme alla coscienza diurna, e il ritardo un Io che sta scivolando nel disorientamento dell’atemporalitá del mondo infero, nonostante gli sforzi dettati dal panico. Il mondo infero ha cominciato a contagiare il mondo supero, che adesso si spoglia dell’adesione al tempo e rallenta ala sua coazione a conformarsi a un ordine meccanico»
Questo è uno dei motivi che più sottolinea le differenze tra il mondo infero è quello supero della veglia. Nel raccontare il sogno utilizziamo, oltre la categoria dello spazio, anche quella del tempo; ma gli eventi che accadono in un sogno hanno il carattere più prossimo alla simultaneità (il sogno ha i caratteri dell’immagine), dunque il principio di causalità nel sogno non regge e tutto appare surreale. Invero, i sogni sono fuori dal tempo. Bisogna chiedersi allora in relazione a chi è a che cosa è richiesta la puntualità e si costella la fretta? Il sogno è bloccato entro i limiti della sua cornice e non c’è un prima o un dopo, bloccando in quel frangente l’io stesso che cerca di scappare con il suo panico temporale e di riemergere nella scadenza ritmica. Percepiamo il tempo come oggettivo ed esistente di per sé, quando invece nella sua relatività sa sospendersi e sospenderci, dai ritmi aritmici della nostra vita. Allora i sogni ci chiedono un momento eterno per curare il nostro mondo interiore.

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