Il coglione di sinistra

Lo squadrismo di sinistra, fiero e combattivo, ai giorni nostri, è diventata una lagnosa piaggeria di pensiero.
Un sogno disincantato, un libro che ci è piaciuto, di cui tiriamo fuori qua e là qualche citazione per tirarcela un pò.
Insomma: moda.
E quando tutto ciò che appartiene ad una ideologia diviene moda, lì, paradossalmente, sotto il punto di vista culturale, muore miseramente.
Il radicalchicchismo borghese di sinistra è più subdolo, perché non accetta la sua natura.
Si nasconde e si rigira su se stesso nello strenuo e avulso tentativo di non apparire per quello che è: vuoto.
E così, come diceva qualcuno, lo “scemo di sinistra” è ancor più pericoloso di quello di destra, perché pensa di essere più profondo, di avere in bocca la verità, abbandona la professione di intellettuale per buttarsi prontamente in quella di parolaio.
Prende posizione, ma non si sa perché.
Non si rimane che lì, nella stupidità dell’odio, nella convinzione delle fazioni, nel fomento degli squadrismi, nella immotivata idiosincrasia verso qualsiasi pensiero difforme.
E così, magicamente, anche il comunismo borghese di sinistra diventa, automaticamente, un fascismo.
Il radical chic borghese aizza muri allo stesso identico modo del modello che critica, finanche peggio.
Ma il mondo che critica non lo conosce, non l’ha vissuto, non lo mastica, non lo studia.
E lui, l’uomo che attacca il Che al muro, nella sua stanzetta, è fazioso, borioso, ripetitivo.
Mi spaventano i credenti, così come gli scientisti.
Racchiudono le loro idee in una fede, e la fede, vuoi o non vuoi, è sempre sicurezza.
La certezza di cui parlare, il farmaco da prendere per dormire tranquillo.
E così come dubito dei credenti e degli scientisti, allo stesso modo fatico ad immaginare che un libero pensatore possa rimanere aggrappato saldamente ad una sola ideologia, senza che questa abbia la forza di traballare un pò.

Le ideologie sono libertà mentre si fanno, oppressione quando sono fatte.
(Jean-Paul Sartre)

Ma loro non sono nemmeno credenti, sono modelli: modelli di uno stile di vita, di un modo di vestire, di atteggiarsi, di parlare.
Guardano film d’autore, sentono quella musica, leggono quello scrittore, e li vedi tutti intontiti, ottenebrati da una profonda saccenza.
Alternativi, ma alternativamente tutti uguali. 
Ridono e deridono tra loro, perché solo tra loro non si riconoscono.
Ecco perché fatico a masticare il sinistroide borghese di facciata, perché rimane pur sempre un arlecchino.
Un tifoso da stadio che pensa sempre di incitare il giusto.
Perfino Pasolini li tacciava di velleità:
“Penso dei comunisti da salotto ciò che penso del salotto. Merda”.
Sia chiaro, qui non si parla per fazione.
Lungi da me preparare uno scritto sulla mia personalissima visione o sulle così arzigogolate  convinzioni politiche.
Ma pare, sempre più, che al giorno d’oggi la riflessione sia completamente obnubilata da un dibattito politico che si divide tra una destra, spesso e volentieri, beceramente ignorante e reazionaria, ed una sinistra, allo stesso modo, seppur all’opposto, completamente demagoga e populista.
Si dà credito a personaggi dalla dubbia credibilità.
A gente, parlando in parole spicciole, che vende l’acqua a circa 8 euro al litro (sol perché, per carità, vi è apposto il suo preziosissimo cognome), per poi professarsi strenui e valorosi difensori delle “persone in difficoltà”.
Volete credere alla fuffa? Fate pure, io no.
Mi rifiuto.
E così si lamentano della superficialità di certa destra, mandano al rogo il fascista di turno, dicono che se muore non è reato.
Ma rimangono tali: animali, più che pensatori, che non scavano nella realtà, nelle dinamiche generazionali, nella sociologia dei movimenti, nella cultura del cambiamento.
Condannano, allo stesso modo di un fascista, ma non lo sanno, pare loro di farlo nel giusto.
Premono per cambiare il mondo, ma non si ostinano a muovere un dito.
Pensatori da poser, oltreché posati.

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