Il femminismo è un fenomeno sociale ed in quanto tale è sempre figlio del suo tempo, se il XIX secolo ha avuto le suffragette, noi oggi abbiamo il “femminismo pop” anche detto: femminismo di quarta ondata.
Regna nei social e talvolta, sporadicamente, in versione cartacea nelle pagine di libri dalla copertina colorata; il femminismo 4.0 tesse le sue fila attraverso hashtag ed abbreviazioni, acquisendo così le caratteristiche dominanti degli anni 2000: Global & Fast.
Come tutto ciò che è pop, il punto di forza di questa nuova versione della battaglia per la parità dei sessi è l’essere alla portata di tutti e di facile divulgazione; non può però più essere ignorato il suo tallone d’Achille, che è l’altra faccia di questa stessa medaglia: un dibattito pubblico eccessivamente semplificato.
La nostra epoca, proprio per il suo essere fast, si nutre di simboli, ma nell’ambito delle battaglie sociali il rischio è che questi simboli mettano in ombra la complessità e la sensibilità delle tematiche che personificano, penso ad esempio a Greta Thunberg per la questione ambientale, #blacklivesmatter per quella razziale, allo stesso modo è estremamente pericoloso rinchiudere le esigenze femminili nel volto di Frida Kalho o nella stampa “grl pwr” posta su magliette dozzinale e post a sfondo rosa; è pericoloso parlare di catcalling pensando a Er Faina e riassumere la paura delle donne in una scarpetta rossa.
Abbiamo ancora bisogno del femminismo, perchè la disuguaglianza di genere è un problema reale, ovunque nel mondo ed anche vicino a noi; ma non abbiamo bisogno di questo femminismo, di quello turbo-capitalista di “freeda” che tra una pubblicità ai grandi brand di cosmetica ed una collezione di mutande, ha creato un target di femministe new age da instagram: avverse agli ex e propense ad un finto abominio verso il genere maschile; così come non abbiamo bisogno, o almeno non più, del femminismo obsoleto, da salotto, che inneggia alla battaglia tra i sessi. Se alcune donne e soprattutto molti uomini alla parola “femminismo” storcono il naso è perchè questo si presenta nella sua forma più becera, più superficiale, meno comprensibile.
Ecco perché noi sentiamo la necessità di dar vita ad una cultura della parità dei sessi alternativa, che risponda con soluzioni reali ai problemi reali delle donne di oggi, che soppianti il “maschi contro femmine” con l’inclusione di entrambi i sessi per una battaglia comune; abbiamo bisogno di un femminismo che non si fermi al “buongiorno a tutte e tutti” ma che si addentri nella comprensione del disagio sociale che il gap tra sessi arreca a uomini e donne. Questo percorso alternativo lo costruiremo insieme, con te che stai leggendo e con chiunque sia stanco di un dibattito pubblico sempre più divisivo e superficiale, lo costruiremo partendo dalle nostre esperienze, dalle nostre domande, dalle nostre opinioni. È ancora appropriato parlare di femminismo? Perchè le donne hanno bisogno della parità di genere? E perché ne hanno bisogno gli uomini?