Il senso del dolore di Maurizio De Giovanni


2012, Giulio Einaudi editore s.p.a., 199 pagine, Thriller poliziesco.

Il profilo della vittima è attraversato da rivoli di sangue che scorrono dal naso aquilino, dalle palpebre unite, dalla bocca schiusa… Ne accarezzo i contorni con lo sguardo scossa da un turbamento. Nel silenzio della morte, ancora risuona lo strazio dell’attimo finale, il terrore fulmineo, lo smarrimento profondo, il pensiero ultimo.

Dalle prime pagine si intuisce un approccio inedito al dolore delle vittime: il commissario Ricciardi coglie le ultime grida dei morti ammazzati, anime il cui lamento echeggerà nel suo carattere lugubre e intenso. Il protagonista è un trentenne agiato e solitario. Potrebbe amare molto ma si nega questo lusso, concentrando il suo affetto verso la tata che ancora l’accudisce; verso il brigadiere Maione, suo fedele supporto; verso il brillante dottor Modo; e verso quelle mani delicate che al di là della sua finestra, al di là della strada, oltre una vetrata… ricamano, apparecchiano, sussultano.

La Napoli degli anni Trenta è l’ambientazione vivida e vissuta il cui fremito tenta di comunicare con noi. Nel corso della storia si alternano fugaci battute sul governo dalle camice nere: giudizi premonitori e lodi forzate. Il fascismo è uno sfondo che non intacca l’equilibrio di una città spezzata tra sfarzi abbacinanti e povertà assoluta. Non l’intacca perché ci si adagia e ha di che guadagnarci.

La scrittura è precisa e sostanziale. Non si disperde tra costruzioni narrative dall’aspetto abbagliante e dal contenuto misero. Ammalia nella sua semplicità – che pure è costruita e sedimentata – e nella sua sintesi – che non manca mai di esplicitare tutto il necessario.

Il sarcasmo del commissario è appropriato, piacevole, intrigante. I suoi fantasmi sono sconfortanti, ma il loro baluginìo ne indirizza le scelte che risultano azzeccate. Ricciardi è un uomo tormentato, sgretolato, ma in grado di reggersi tutto d’un pezzo. Alle volte dubita delle sue forze sensitive, eppure è consapevole di come, grazie ad esse, sbroglierà le fila delle indagini. È al servizio della legge ed è comunque pronto a infrangerla per fare ciò che ritiene giusto, pur non considerandosi giustiziere. Egli non è che un’anima sulle tracce dei vivi e dei morti, per salvaguardare quanto alla legge sfugge.

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