RIFLESSIONI SULLA GUERRA di Benedetta
È tutto così rivoltante fuori.
Faccio partire per la quinta volta la stessa canzone, la stessa musica. Mentre tutto fuori si muove, corre, precipita, io ascolto la mia musica per la quinta volta e poi lo farò anche per la sesta, settima, ottava volta finché non mi addormenterò, io, da sola nella mia stanza, su un letto sfatto tra poche consolazioni e tanti pensieri ridondanti.
Anche oggi ho fatto il mio dovere, ho ascoltato il telegiornale, ho seguito le mie lezioni, mi sono preoccupata abbastanza per la mia vita. Ho lasciato un po’ di spazio alla tristezza e un po’ di spazio alla vitalità, a piacere loro, io non comando su nulla.
Anche oggi ho aperto la finestra ed ho lasciato che entrasse l’aria fredda. Anche oggi ho letto qualche pagina di romanzo e mi sono commossa. Ho fatto ciò che dovevo e potevo fare, eppure mi sento dannatamente sviscerata dal mondo che mi circonda. Il cielo blu mi sembra una finzione. Ed anche gli alberi alti in lontananza, e la luna al crepuscolo… Tutto una finzione. Perche è tutto così immutato, perché niente sembra soffrire la decadenza del mondo?
Viviamo in una tale realtà mascherata, smascherata fino all’eccesso, fino a diventare paradossale. Vedo uomini camminare al contrario, con la nausea fin sopra gli occhi. Vedo uccelli sbattere le loro ali convulsamente per volare quanto più veloce è possibile e sfuggire alla rincorsa fulminante di non si sa bene chi.
Il tempo corre veloce ma corrode piano.
Oggi ho sbucciato un mandarino e sentendo il suo profumo mi sono chiesta “chissà quante persone non conoscono il profumo del mandarino”, e dopo essermi data della matta, mi sono chiesta: “e se non conoscono questo, allora cosa conoscono? “. Mi è presa una smania inquieta. Solo una domanda innocente che ne contiene diecimila altre. Il fatto è che non possiamo conoscere il mondo. Non tutto almeno, solo a grandi linee. È troppo vasto e noi non abbiamo forze per fare troppe cose contemporaneamente. E oltre a non conoscere risposte a queste banali domande non abbiamo risposte a domande più ampie. E le grandi domande sono tante… Il mondo è pieno di angoli accidiosi, pieno d’uomini insani. È pieno di insidie. Proviamo inquietudine ma non lo sappiamo. Siamo costantemente circondati da immagini orribili, supplizi capitali ma teniamo stretta a noi la speranza, perché siamo uomini, perché abbiamo poche forze, perché se non abbiamo qualcosa che ci serve la creiamo anche dall’angoscia.
Sacrifichiamo vite per una speranza. Sacrifichiamo mondi per la gloria di questo. Siamo essere incompresi, siamo esseri contraddittori.
A volte abbiamo anche tante belle parole, che leggiamo, scriviamo o cantiamo nella speranza di convincere noi stessi ancora più a fondo. Non sappiamo nemmeno più che valore hanno i fatti, la maggior parte se li dimentica. Non capiamo qual è il nostro posto, il posto di tutti noi, la terra vacilla sotto i nostri piedi e la nostra responsabilità invece? Siamo sbattuti da un capo all’altro del telefono, sballottati tra dentro e fuori, tra bianco e nero, tra presente e futuro. Chiudiamo gli occhi per non sapere dove andremo, in che luogo capiteremo; chiudiamo gli occhi per non guardare ogni punto fermo sgretolarsi e con lui anche la nostra casa, il nostro giardino, il nostro cielo. Chiudiamo gli occhi e non abbiamo consapevolezza. Siamo inquieti ma non lo sappiamo, tanto abbiamo la speranza. Dormiamo tranquilli ma non lo sappiamo che, in realtà, soffriamo. O forse no.
Forse facciamo solo finta.