Con l’avvento della terza Repubblica, ovvero il crollo dei partiti tradizionali e la vittoria del grillino e del leghista, i social network sono diventati fondamentali all’interno del sistema propagandistico politico. Anzi si può dire benissimo che le figure politiche di maggior successo sono quelle che sono riuscite a cavalcare l’onda social, questo non solo in Italia naturalmente che è l’ultimo fanalino di coda, si tratta di un fenomeno globale. In italia, Movimento 5 stelle e Lega sono stati quelli in grado in destreggiarsi meglio in queste acque torbide e rimanere al passo, se così si può dire. Ma la propaganda online è un meccanismo molto più complesso di quello che si può comunemente pensare, ben lontano dalla semplice pubblicazione di stati e foto, dietro al quale risiede il lavoro di squadre di esperti, aziende e bot virtuali. Tanto meno si può prendere alla leggera qualsiasi messaggio che i politici veicolano attraverso i loro profili. Siamo abituati a giudicare, mentre scorriamo la nostra homepage dal nostro computer o telefonino, in base ai nostri stati d’animo, da un punto di vista prettamente soggettivo, come se la nostra individualità fosse infallibile, quando in realtà quel post è stato studiato a tavolino per ottenere da me quella particolare reazione. Se il quadro appare confuso, adesso vi sarà chiarito. Come funzionano i sistemi di propaganda online della Lega e del Movimento 5 stelle?
I grillini nascono come movimento di protesta nato e cresciuto online attorno al blog di Beppe Grillo, col tempo però la loro campagna si è evoluta e non vi è dubbio che abbiano creato un’ ottima strategia di marketing, raggiungendo gruppi di persone solitamente trascurate dai media tradizionali. Oltre alle pagine ufficiali del Movimento e dei suoi esponenti, infatti, esistono un sottobosco di gruppi, blog e piccole reti amiche, tutte in realtà controllate e monitorate direttamente dal movimento, pronte a condividere alla bisogna, dopo aver ricevuto l’ordine dall’alto. D’altronde alla base dei penta stellati c’è la Casaleggio Associati, ovvero un’azienda di consulenza informatica e editoriale che si occupa di consulenze per strategie e posizionamento dei clienti in rete. Nulla è lasciato al caso.
La strategia della Lega, invece, è completamente centralizzata, oltre a concentrarsi unicamente sulla figura di Matteo Salvini, infatti, dal punto di vista gestionale, essa è affidata infatti allo spin doctor digitale Luca Morisi e alla sua azienda, la SistemIntranet di Mantova. Partendo da un sistema tool di monitoraggio che raccoglieva i dati e le informazioni di tutti gli utenti che interagivano con i post di Salvini, il sistema è stato raffinato, arrivando ad analizzare i post e i tweet che ottengono i migliori risultati. Quindi se il ministro pubblica un foto parlando del tema immigrazione e il maggior numero di commenti è “i migranti ci tolgono il lavoro”, il post successivo rafforzerà questo concetto. Tutti i dati raccolti servono a definire la strategia futura. I dirigenti leghisti hanno chiamato questo software “LA BESTIA”. Ora, questo meccanismo fa sorgere seri dubbi etici, al di là della morale all’interno della politica e il ruolo che un politico stesso dovrebbe ricoprire all’interno della società, ovvero una figura che sappia porre le giuste domande e riflessioni al popolo circa i reali problemi globali che un cittadino, poiché abitante della remota provincia del profondo sud o nord che sia, non ha i mezzi per arrivare a domandarsi e non viceversa, riproporre un’ ignobile retorica che alimenta paure e malcontenti della pancia della società che non hanno motivi di esistere. Oltre a questo, si presenta un problema molto sensibile che dovrebbe essere affrontato, quello della gestione dei dati, migliaia di informazioni di migliaia di persone vengono oggi registrate a scopi propagandistici. Prendiamo ad esempio il concorso “Vinci Salvini” creato a poche settimane dal voto delle politiche nazionali, si vinceva registrandosi al gioco online e pubblicando quanti più contenuti possibili a tema Lega. E’ stato un grande successo. Il problema è che non si sa come siano stati gestiti i dati, né a chi siano stati affidati. Forse alla Lega? Forse a Salvini? Forse a una società privata? Ho paura che molto presto pagheremo le conseguenze di ignoranza e superficialità scellerate.
Di Andrea Tundo