La nostalgia per le cose quando ancora non sono successe

Nella mia testa, già mi chiedevo quando avremmo dovuto separarci. Sentivo che il momento era vicino: che la fine era arrivata. Basta, di noi niente più, nemmeno una fotografia. Non abbiamo fatto in tempo a scattarla, ‘ché già eravamo morti e finiti. Non abbiamo fatto in tempo a conoscerci. Bravissimi a dormire insieme, molto meno a chiederci cosa sognavamo. Figurati, io non l’ho mai chiesto neanche a me. Tu mi sembravi altrettanto spaesato relativamente alla consistenza dei tuoi desideri, eppure sei apparso piuttosto sicuro quando mi hai detto che avrei dovuto riprendere i miei vestiti e ritornarmene a casa. Ho dato un nome alla sensazione che ho provato. È la nostalgia per le cose quando ancora non sono successe. La definizione non è mia: l’ho rubata da qualche libro che mi spiegava come ciascuno di noi ama per come gliel’hanno insegnato. Io molto male, di certo. Non ho avuto grandi maestri. Nessuno mi ha mai insegnato come volere bene e nessuno mi ha mai insegnato come tagliare via il passato. L’avvenire non lo concepisco come tale, ma lo accartoccio per fargli un po’ di spazio tra le pieghe di ciò che è stato. Se ne sta lì, già superato prima ancora che sia arrivato. Quindi, tu eri andato prima ancora che io ti sapessi.
Mi sono inventata un modo per non provarla più, questa nostalgia di futuro. La tattica che ho elaborato è di fidarmi del presente. Il piano, al momento, non dà grandi risultati e l’impressione è di funzionare al contrario rispetto alla luce delle stelle, che giunge sulla Terra molti anni dopo il suo concepimento. Qui è come se la nascita della luce fosse successiva al suo arrivo nell’oggi. Un’inversione delle dimensioni spazio- temporali che mi impedisce di vedere chiaramente l’essenza della realtà che si interfaccia al mio quotidiano.
Non mi godo niente, perché i miei pensieri sono proiettati escatologicamente alla conclusione delle cose. Tuttavia, in quelle notti dove ti ho ceduto i miei segreti, la mia anima è stata leggera, giusto per qualche istante. Il tempo di fondermi con te. In un miracolo di cui vorrei percepire i retroscena, non avevo colpe, finalmente. Non avevo istinti di fuga, né paura di vivere. Ecco, così è stato: mi hai tolto il timore di esistere e di aprirmi all’incontro con te e, di conseguenza, con me. Molti altri dettagli ti sono sfuggiti, ma questo no. Non si è sottratta a te la visione limpida delle mie inquietudini. Durante i pomeriggi di noia, le hai nascoste per fare in modo che me ne dimenticassi. E anche quando sentivo, nel profondo delle mie sensazioni, che il tempo stava scadendo, mi sono lasciata inondare dalla gioia sincera di averti accanto. Ho fatto dono di te alla parte di me che aveva bisogno di camminare sull’orlo di un burrone.
Infine, l’unica cosa che mi è rimasta è la nostalgia.
Per le cose che erano successe e per quelle che non avevamo fatto accadere.

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