La Rivincita dell’Assurdo

“Davanti alla legge si può aspettare per tutta la vita, ma senza garanzia di accedere a ciò che si cerca.”

Queste parole tanto semplici nella loro individualità, ma così misteriose combinate in una singola frase, potrebbero rappresentare lo sfogo di un tirocinante avvocato alle prese con la triste realtà giuridica contemporanea, ma così non è. La sorgente di tale frustrazione nei confronti delle istituzioni legali non poteva che fluire dalla penna di Franz Kafka. Il boemo, che il diritto lo aveva studiato, così si esprime infatti nel breve racconto “Davanti alla Legge” a sua volta contenuto nel celeberrimo “Il Processo“. In questa sede non ho nessuna intenzione di spingermi a fare un’analisi dei testi, quanto piuttosto a cercare di comprenderne l’aspetto strettamente psicologico. Capire come si relaziona un autore con una spiccata capacità di analisi della realtà di fronte alla complessità di un sistema burocratico, può far emergere a parer mio riflessioni suggestive. Kafka il diritto non solo lo aveva studiato, ma ci aveva dedicato la sua vita, lavorando nel mondo delle assicurazioni con dedizione, fino a diventare una figura di spessore e di innovazione tecnica in quell’ambito. Tuttavia la sua attitudine nel mostrarsi sensibile a ciò che lo circonda, non poteva esimere dal rilevare l’assurdità di ciò che riempiva le sue giornate, tanto che in momenti di intimità confessava quanto la vicinanza alla burocrazia legale gli facesse solo comprendere appieno la sua inutilità. A salvarlo in parte ci fu la sua vocazione per la scrittura, quella capacità da alchimista che ne “Il Processo” si vede egregiamente. Nelle religioni antiche gli alchimisti godevano della capacità salvifica di cogliere materiali grezzi dall’esterno per trasformarli in nutrimento per l’animo. L’artista dell’età moderna vive dello stesso principio, come se la vita all’esterno fosse solo finalizzata a cercar la materia prima della propria opera. Non a caso in una sua biografia leggiamo: “Per Kafka scrivere non è conciliabile con una vita in famiglia, non è una passione da affiancare ai doveri borghesi, per non dire coniugali. La letteratura è lo stigma del deragliamento, della solitudine“.

La questione che voglio sollevare però, riguarda un aspetto esterno rispetto all’autore/alchimista in esame. Infatti che si sia d’accordo o meno con la visione sopra espressa, resta la certezza che i protagonisti di vicende simili rappresentano sempre una minima sfera in confronto alle dinamiche globali. In ogni corrente di pensiero si vede come i “risvegliati”, “giusti”, “illuminati” o “immortali” di turno a seconda del culto, sono sempre la più piccola delle minoranze. Perfino nel cattolicesimo si intuisce molto facilmente dalle scritture come sia estremamente più facile finire all’inferno piuttosto che in Paradiso. La concezione di noi stessi all’interno del mondo è totalmente cambiata con l’avvento della globalizzazione. Se prima l’assurdo si ripercuoteva nell’impossibilità dell’uomo di trovare un significato in ciò che la vita ha da offrire, adesso ha assunto un ruolo estremamente più subdolo. Ha vinto “L’urlo” di Munch, il grido disperato che cristallizzato in una tela non ha la forma adatta per essere ascoltato. È terminata l’epoca dell’uomo in rivolta, perché l’uomo è ormai perfettamente in grado di leggere ed interpretare la sua nausea, ma sceglie di conviverci mettendola in silenzioso. L’elemento che è stato lasciato indietro dalla gran parte delle correnti di pensiero è l’incapacità dell’uomo comune di sublimare il proprio spirito. Per ogni Kafka diventato Josef K. ci sono milioni di Josef K. che non potranno diventare Kafka. Di fronte a questa immensità naturale ed ad una costante lettura della realtà che vede trionfare pochi eletti non si può far altro che scegliere di arrendersi. In questo modo l’assurdo dopo aver visto un tentativo di ribellione ha preso la sua silenziosa rivincita.

In questa cenere di incertezze l’uomo può ritrovare però il regalo della consapevolezza. La consapevolezza di sapere tutto ed immediatamente crea la prima possibilità di far rinascere la coscienza. Una volta conquistato questo spazio, i sedili sul carro dei vincitori sono infiniti.

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