Le battaglie di oggi non funzionano.
Le donne sono femministe, gli uomini no; gli uomini e le donne di sinistra sono con gli omosessuali per il Ddl Zan, quelli di destra sono contro e poi ci sono quelli che: “io con Fedez” e quelli pronti a rimproverare, gli ambientalisti e gli “io me ne fotto”.
Sembrerà semplicistico e forse un po’ lo è, le vie di mezzo esistono, ma sono le elitè inascoltate dei social, perchè l’arbitro negli scontri sul ring non è mai la parte interessante.
Le battaglie di oggi non funzionano perchè abbiamo annichilito, eroso, depredato il dibattito democratico; è demodè! Abbiamo la pretesa di poter ridurre l’immensa complessità della realtà a noi circostante, fatta di ingranaggi e tasselli inevitabilmente in relazione tra di loro, in uno sterile ed imbarazzante “pro/contro”.
“Issuification”: è questo il nome che Lorenzo Pergliasco attribuisce alla discussione politica della nostra epoca, dove opinioni, critiche e mobilitazioni non muovono verso una nuova deriva socio-politica, ma si instaurano su singole questioni, “issue” per l’appunto.
Tutto ciò è figlio della morte della parola, che pesa, come un corpo morto, nella bocca di chi la mastica e della calcificazione del pensiero, che ha paura di essere fluido, di potersi distruggere e ricostruire, diverso da com’era prima.
La parità di genere, ad esempio, non è un miraggio esclusivamente femminile, gli uomini hanno bisogno dell’uguaglianza sessuale sotto molteplici punti di vista, ce lo dimostra la discussione sul congedo parentale o, in un più ampio sguardo sociale, la nuova spinta verso il discostarsi dalla prerogativa di virilità e la riscoperta, al contrario, della sensibilità e della delicatezza maschile. È necessario allora abbandonare il femminismo obsoleto fatto di donne contro uomini, ripulire il dibattito da tutti quegli aspetti futili (cito al riguardo, anche se qualcuno probabilmente non apprezzerà, la schwa(1) e l’asterisco tanto in voga ultimamente) che mettono in ombra i tratti più impellenti della questione; e convergere, donne e uomini congiuntamente, verso una rieducazione di genere e verso concrete politiche che sanino il gap di disuguaglianza sessuale.
Con quest’articolo, allora, si vuole proporre a chi legge un cambio di paradigma, un nuovo sguardo per le battaglie sociali, affinché non siano più dialettica stereotipata e di categoria, ma diventino il risultato di una reale comprensione della realtà e di discussioni ricche e diversificate. Il processo per questa nuova sintassi sociale è lungo e complesso, passa attraverso la restaurazione delle istituzioni intermedie (i partiti), la riscoperta della cittadinanza, la nascita di spazi per le opinioni. Noi possiamo partire dalla discussione, che sia costruttiva e non distruttiva; e dall’obiettivo delle nostre battaglie, che si disancori dalle parti in causa e diventi comune a tutti, progresso sociale.
(1) si designa una vocale centrale media, che nell’alfabeto fonetico internazionale viene indicata con il simbolo /ə/. Utilizzato nell’ultimo periodo per un linguaggio più inclusivo nonché per evitare il predominio del genere maschile nella linguistica.
2 risposte
Completamente d’accordo! Il progresso sociale che ha come obiettivo il benessere dell’essere umano (nero/bianco/giallo, uomo/donna/gay, destra/centro/sinistra) in quanto tale e della salvaguardia dell’ambiente in cui vive. Utopia!
Grazie per la tua riflessione Francesco, speriamo di poterlo sottrarre, almeno in parte, all’utopia… intanto noi ci proviamo!