Avete presente quella sensazione di ribrezzo quando aprite gli occhi la domenica mattina?
Quando la sera prima avete fatto tardi e ti svegli con il profumo di pasta al forno, oppure “sbrigati che bisogna andare a pranzo con i parenti” e quasi non hai il tempo di lavarti la faccia.
Da quando siamo piccoli questa sensazione ci perseguita, magari con abitudini differenti, ma sono sicura che ognuno di noi almeno una volta si sia sentito così: un po’ scoglionato, un po’ contento di vedere i raggi del sole ormai alto, che sia estate o inverno, che fuori ci sia il caldo afoso o quel venticello pungente che ti sfiora le guance e ti fa diventare il naso rosso.
Che strani questi sentimenti, chi è mai riuscito a distinguerli e capire veramente cosa si prova a vedere tutti di corsa nel mentre tu hai ancora i capelli arruffati e vuoi solo un bel caffè?
Felicità? Tristezza? Apatia? Vorrei ve lo domandaste sul serio.
Provate a pensarci.
Pensate a come durante gli anni i nostri sentimenti riguardo la domenica cambino.
Non è quel giorno in cui ti alzi per andare a scuola, non è il giorno in cui sei impegnato.
Da bambini, almeno per me, si limitava ad andare a comprare delle caramelle con le ragazzine che vivevano vicino a casa, senza entrare mai in Chiesa nonostante i miei genitori fossero convinti stessi lì e, se andava bene, il giretto a mare per prendere il gelato nel primo pomeriggio.
Quando già il sole inizia a calare ed il giorno è così corto che ti sale la malinconia.
Da adulti è un ritrovarsi a correre per arrivare in tempo a pranzo o passare la giornata a dormire per recuperare le ore passate a lavorare, a studiare: un giorno di pausa.
Ma la nostra mente si ferma mai con noi?
Mi sono chiesta per tanto tempo cosa si provasse ad alzarsi presto, la domenica mattina.
Nel silenzio e nell’ultimo buio mattutino invernale, prima che i raggi del sole inizino ad illuminare le foglie degli alberi e che il cinguettio degli uccellini inizi a farsi sentire, prepararsi una tazza per colazione in tutta calma, accarezzare il gatto che ti è accanto sapendo che potrai sederti sul divano ed accendere la televisione.
Non l’ho mai fatto, ma me lo sono sempre domandata e questa è una delle tante contraddizioni a cui giro intorno.
Ma ho un’idea ben precisa nella mente: le campane.
Le campane che rimbombano in tutto il paese e che continuano per un tempo che sembra infinito.
A volte è capitato che mi svegliassi proprio grazie a loro e di rigirarmi nel letto sperando di poter riprendere sonno senza successo.
Le ho odiate ogni domenica, di ogni settimana, di ogni mese, fino a quando non mi sono fermata a pensare.
Non so come, non so quando sia successo, ma ho avuto un tuffo al cuore e l’immagine che mi è venuta in mente è stata proprio questa.
Perché fin da quando siamo piccoli il ribrezzo della domenica mattina ci accompagna, fino a quando non capisci che è una delle poche sensazioni nostalgiche che ci fanno sentire vivi.