Non mi innamorai di ciò che eri ma del potenziale che intercettavo nei tuoi occhi, nei tuoi gesti, nelle tue parole non dette, in un te inespresso, in un te troppo intimorito dall’opinione altrui perché potesse manifestarsi nella sua completa complessità.
E mi disinnamorai quando mi resi conto di ciò che eri, non per tua natura, ma per misera scelta, di adeguarti meticolosamente ad aspettative estranee a te, ma fu pur sempre una scelta.
È vero che gli uomini sin da piccini subiscono gli effetti di un modello imposto, un modello poco umano che preclude lo sbocciare di una certa spontaneità ritenuta fuori dalle righe, quindi soffocata.
Una cultura che impone la continenza dell’emotività maschile perché i sentimenti son ritenuti poco virili, effimeri, marginali.
Pensiamo di essere davvero arrivati a un buon grado di progresso in una società in cui viene ancora sottovalutato il coraggio di accettare la propria fragilità? Ma che cos’è questo se non forza?
Cos’è più virile di un uomo che non ha paura di non esserlo abbastanza? Cos’è più virile di uno sguardo che brilla della propria sicurezza di poter essere a pieno se stesso?
Non ho mai visto un uomo piangere e chi lo sa, forse sono i condotti lacrimali di noi donne ad esser difettosi, o forse solo più validati nel loro funzionamento, da non escludere, vi potrebbe essere anche una spiegazione prettamente scientifica legata al nostro ciclo ormonale altalenante, oppure “ è che mi è entrata una bruschetta nell’occhio” (“servi della gleba?” di Elio e le storie tese).
Poco importa se un sentimento è racchiuso in una lacrima o in un sorriso, non sarà un una gocciolina trattenuta a nascondere uno stato d’animo, siamo nel 2022 e son tutti esperti di linguaggio del corpo e microespressioni, dai… qualcosa me la sono letta anche io, se non è questa espressione di un’ansia sociale che caratterizza la mia generazione non so cosa sia.
Approvazione… del papà, degli amici, dell’allenatore, delle ragazze, poi del capo, dei colleghi e chissà chi altro… nulla da biasimare, siete solo vittime di una schematizzazione tropo rigida.
Eppure quel potenziale io l’ho visto, in te, in lui e pure in quell’altro, so che c’è, mi ha fatto tenerezza il modo in cui è stato zittito ma spero che tu possa trovare uno spazio, un luogo sicuro per essere interamente te e chi ti vuol realmente bene possa gioire nel vederti nella tua più smagliante forma.
Quando la sofferenza diventa spettacolo
La giustizia ha ormai fatto il suo tempo, sia chiaro parlo della vecchia giustizia, quella che avviene nei tribunali, quella per la quale squallidi avvocati