Ci sono giorni in cui la mattina non ho voglia di alzarmi dal letto. Apro gli occhi ma preferisco rimanere immobile a guardare il soffitto, nella speranza che sia lui a rivelarmi le risposte che cerco. Vorrei tornare a dormire ma ormai neanche il mio inconscio ha più materiale onirico da propinarmi per distrarmi dai pensieri in cui non vorrei più ricadere. Posso scappare quanto voglio ma il passato rimarrà sempre aggrappato a me con le sue unghie taglienti. Ho grandi sogni, spesso mi ispirano e mi danno la forza di alzarmi, altre volte mi schiacciano e mi soffocano. Sento il peso di ciò che non ho e che vorrei essere. Ho la costante sensazione di sentirmi indietro rispetto a dove dovrei trovarmi. Io credo che la tristezza sia la consapevolezza di non avere ciò che si desidera ardentemente.
La mia domanda spesso è stata: è meglio vivere nell’incoscienza, o consapevoli della propria condizione, soffrendo ma almeno credendo in un sogno? Ci sono volte in cui mi alzo lo stesso ma ancora non sono convinto della risposta. Devo farlo perché dopo tanto tempo nel letto il corpo mi inizia a fare male. Mi muovo meccanicamente e vago per le stanze della casa in cerca di qualcosa da fare, ma nulla riesce a prendermi e ad allontanarmi da quel quesito senza risposta. Vado in bagno e mi sciacquo la faccia, mi lavo i denti ma non mi sento comunque pulito. Arrivo in cucina e trovo resti di cornetti con la Nutella che mi distraggono con il loro ingannevole refrigerio temporaneo. Mi siedo davanti al pianoforte e suono qualche musica di quelle che conosco a memoria. Guardo qualche video su YouTube ma non li seguo neanche.
Passo la giornata in questo modo, tra una frivolezza e l’altra. Mi immergo nei mondi straordinari che mi fanno conoscere i film, però poi ricomincio a guardare la realtà e torno a sentirmi perso. Ma poi arrivo alla sera e mi guardo indietro. Ripercorro a ritroso la giornata e banalmente mi fermo a pensare: in tutto questo tempo, ho fatto qualcosa di buono e di cui ne valga la pena? Con quali cibi ho nutrito il mio corpo, quanta acqua ho bevuto? Con quali pensieri ho nutrito la mia mente? Ho fatto del movimento? Mi sono dedicato allo studio? A volte dimentico una verità tanto sciocca quanto determinante: come penso di poter stare bene se sono il primo a trattarmi male? Un pò come stupirsi e lamentarsi che una macchina a cui non facciamo mai manutenzione e che alimentiamo con benzina agricola di scarsissima qualità a un certo punto si rompa.
Perciò mi rendo conto che alla fine basta poco. A volte basta una corsa sotto il sole in campagna respirando aria pura. Altre volte basta una passeggiata oppure leggere quella frase in particolare su un libro che fa guardare le cose da un punto di vista diverso. Si perché come nella maggior parte dei casi il segreto è cambiare prospettiva. La mia ansia e la sensazione di essere indietro non deve essere un motivo di sofferenza ma uno stimolo per migliorare. Se desidero qualcosa non devo piangere perché non ce l’ho, ma lavorare per ottenerlo. Se non sono disposto a questo significa che non lo desidero davvero e che non ha senso soffrirne.
Probabilmente è questo il gioco della vita. Se prima conoscevo solo la definizione della tristezza ora posso dire che la felicità invece è la costante realizzazione del proprio potenziale, ed è il preciso dovere morale dell’uomo portarlo a compimento, sicché è questo l’unico scopo della vita. Non c’è alcun giudice supremo a definire ciò che è assoluto. Ci sono solo giudizi limitati alla propria conoscenza, di se stessi e del mondo. Se un giorno mi svegliassi e mi rendessi conto che tutto questo era solo un sogno, quante cose avrei avuto il coraggio di fare, e quanto sarei potuto essere grande?
Immagino me agli sgoccioli della mia vita a riflettere su queste parole… Bauman sostiene che l’incertezza che attanaglia la societá moderna deriva dalla trasformazione dei suoi protagonisti da produttori a consumatori. In tal modo, in una società che vive per il consumo tutto si trasforma in merce, incluso l’essere umano. Provo un’immensa gioia nella consapevolezza che io ho un’influenza sulla realtà che mi circonda e posso cambiare in qualche modo il mondo invece di subirlo. Se questo è vero, allora in mezzo a tutto questo buio che vedo intorno a me io voglio essere una luce. Io sono convinto che I sogni siano il varco di un mondo che già esiste e che mi sta aspettando, solo che gli altri non possono ancora vedere e provo entusiasmo nell’osservare che molto spesso tutto si incastra in modo perfetto ed elegante per farmi ottenere quello che desidero. Non mi importa perché o come accada, ma provo piacere nel riconoscere che sia così.
L’unico criterio cui tengo tenere in considerazione è che la virtù più nobile a rendere uno spirito puro è l’equilibrio. In una metafora in cui il mare rappresenta il passato, io voglio essere come Gesù che ci cammina sopra e lo osserva in modo distaccato dall’alto. E voglio poter dire a Pietro che ci è immerso dentro ed è agitato, di avere la stessa fede che possiedo io. In altre parole voglio avere il ricordo del passato ma senza esserne dominato, sapere da dove vengo ma essere libero da ogni identificazione. A questo punto perciò vado a dormire tranquillo, consapevole che la mattina seguente mi sveglierò volentieri o magari no, ma non fa nulla. Avrò altri dilemmi a cui cercherò di trovare una risposta, ma è proprio questo ciò che mi diverte, poiché l’equilibrio non è un qualcosa di statico, ma una costante ricerca, una volta trovato l’ho già perso perché sono cambiate le circostanze intorno, e ciò che valeva poco prima ora non vale già più. È un po’ come andare in bicicletta e trovarsi di fronte a mille possibili situazioni diverse ad ogni incrocio.
Per concludere la mia risposta è: È meglio vivere soffrendo ma conoscendo la verità, che essere consolati da una menzogna. Mi chiedo altrettanto spesso quanto sarebbe noiosa la vita se non ci fosse nulla per cui combattere.
Ho 17 anni, e il mondo è ancora nelle mie mani