L’ABUSO D’INFORMAZIONE DILATA L’IGNORANZA CON L’ILLUSIONE DI AZZERARLA
diceva il buon Carmelo Bene. Ed io, come lui, sono qui adesso per dirvi, per chiedervi, per implorarvi: ragazzi, ragazze, donne, uomini, perfavore, non leggete i giornali, non leggete le news, o se volete fatelo, ma abbiate l’accortezza di ragionare su cosa veramente avete capito e filtrato da quelle informazioni… Sapete veramente qualcosa in più, o ne avete soltanto l’illusione?
Mi rendo conto che non è facile, ai più potrà sembrare controintuitivo quanto sto dicendo, si staranno chiedendo: “Ma come? Il bar fa il caffè, il parrucchiere i capelli, il benzinaio mette benzina, e il giornale, beh, mi dà le informazioni.”
Si, vero, se non altro ad un primo livello, abbastanza superficiale. I giornali, i telegiornali, i media in generale forniscono notizie e informazioni, ma qual è il loro criterio di raccolta, filtraggio, messa a punto e distribuzione delle notizie? Qual è il loro fine ultimo da un punto di vista sistemico? Informare al meglio per fare chiarezza? Liberare le menti? Fornire informazioni realmente utili sulla base della richiesta di qualcuno? NO.
Il loro scopo è invogliarci a seguire le loro comunicazioni, non importa se vere o false, utili o inutili, esattamente come un’industria di tabacco incentiva a fumare di più, o un qualsiasi social media ti spinge a restare incollato alla piattaforma quanto più possibile. E la deontologia professionale? E’ andata a farsi fottere, più o meno dalla nascita dei giornali, intorno alla fine del Seicento in Inghilterra. La cosa è nata male e continua male… vi spiego il perché.
L’informazione non è conoscenza, bisogna saper distinguere bene ciò di cui parliamo. Bisogna saper distinguere ciò di cui veramente abbiamo bisogno, perché “l’informazione” non è assoluta: si o no, bensì stratificata. Il mio livello d’informazione può essere adatto per discutere al bar con degli amici, ma non abbastanza per tenere una conferenza. Può bastarmi per assumere consapevolezza di qualcosa, ma non abbastanza da farmi vivere emotivamente quanto so. Informarsi non è una gara a chi aggiorna di più il feed di Instagram alla ricerca dell’ultima notizia o a chi non perde un’edizione del telegiornale.
Informarsi significa indugiare, ovvero ritardare l’essere soddisfatti di ciò che si conosce ed approfondire, approfondire, approfondire… fino a che non si avrà conosciuto. Conoscere qualcosa vuol dire avere abbastanza informazioni attendibili, e avere la capacità di collocare ciascuna di esse in un contesto più ampio dove potrà essere compresa alla luce di un quadro più ampio.
Essere sommersi da una mole quotidiana di notizie potrebbe forse farci sentire apposto con la coscienza e credere di starci occupando del problema, ma in realtà questo tipo di approccio “passivo” rende solo succubi e impotenti e non ha nulla a che fare con la conoscenza.
Viviamo una realtà complessa, in cui, non solo non è più possibile accontentarsi che qualcun’altro filtri la nostra “conoscenza-informazionale”, ma non è neanche più possibile guardare le cose a compartimenti stagni: è necessario munirsi di una sorta di etica della complessità e avere la pazienza, l’umiltà e il coraggio di osservare le cose da punti di vista differenti, considerando che non esiste un’unica verità e che la questione non è mai chi ha ragione, ma cosa è meglio per tutti.
Il sistema sul quale si regge la nostra informazione è deleterio. E’ necessario che ciascun individuo assuma più responsabilità, facendo squadra con gli altri per portare avanti un nuovo metodo.
La fondazione della prima versione di ParolaAperta, nel 2017, aveva proprio questo scopo. Volevamo creare un non-giornale che permettesse di avere su una stessa piattaforma punti di vista differenti circa uno stesso argomento, diversamente dal giornale tradizionale che presenta solo l’unica visione del gruppo d’interesse che lo ha costituito e lo foraggia.
Oggi i nostri orizzonti si sono allargati anche con altri progetti, ma questa resta una delle nostre principali missioni. Vuoi saperne di più e unirti a noi? Che aspetti?
Una risposta
Tutto vero! Purtroppo, sinché i media saranno nelle mani di persone potenti con enormi interessi e che intenderanno diramare determinate notizie a scopo solo ed esclusivamente di interesse personale, l’informazione non sarà mai pura e semplice divulgazione di notizie.