Quando il mio primo ragazzo mi diceva che avrei dovuto darmi al porno non credevo che potesse avere ragione.
Proprio io, così impacciata a letto come lui non mancava mai di farmi notare, avrei dovuto darmi niente meno che al porno. Roba da non credere.
Eppure eccomi qua, a fare della pornografia con voi non-lettori di questo non-giornale. Eccomi qui, risoluta a prostituire le mie parole, la cosa più cara che ho, nella speranza che una manciata di persone possano fermarsi a leggermi e magari condividere ciò che ho da dire.
Non la sto facendo più lunga del dovuto, no. La parola porno ha un’etimologia che in pochi si prendono la briga di conoscere, studiare, prima di farne uso. Tutto nasce dal verbo difettivo pérnēmi [πέρνημι] ‘io vendo’, di origine indoeuropea, che ha portato alla formazione di parole come pórnē (πόρνη), ‘prostituta’. Assemblando questo lessema con il suffisso greco -gráphos, (dal significato di ‘scrivere, descrivere, disegnare’) si arriva alla parola ‘pornografia’, per indicare uno ‘scritto intorno alla prostituzione’. L’accezione corrente, che allude ad atti sessuali espliciti od osceni, con lo scopo di stimolare eroticamente il lettore o lo spettatore, è una nascita relativamente recente. Dunque non cadrò in errore se, nell’atto del mio scrivere, prenderò in considerazione quella sfumatura di significato più antica e a mio parere di gran lunga più interessante.
In pochi possono dirsi davvero capaci di comprendere a pieno il Pavese de ‘Il mestiere di vivere’; un uomo così legato alla scrittura da rinunciare alla vita nello stesso momento in cui rinuncia alla penna. In pochi scrivono e peccano della stessa superbia che Dante ha da purgare prima di sperimentare quell’amor che move ‘l sole e l’altre stelle a chiusura di un’opera capitale. Ancor meno, pensavo, hanno abbastanza cuore da piangere la morte di Patroclo con lo stesso macerante tormento di Achille. Ho sempre creduto che la letteratura, quella autentica, impegnata, potesse aprire le sue porte a soli pochi eletti, esseri dalla sensibilità aliena e da pochi comprensibile.
Poi qualcuno ha aperto questa pagina, ha creato questo ‘non-giornale’ e ho avuto da ricredermi.
In molti hanno scritto, bene, male, accoratamente o in modo schietto. Ognuno a suo modo, non importa come. Ho letto tutto (o quasi) e all’inizio non riuscivo a capacitarmi del fatto che in tanti avessero da arrangiarsi poeti, scrittori, saggisti e recensori senza prendersi la briga di studiare ogni parola, ricercare ‘quella formula che mondi possa aprire’, tendere alla propria perfezione. Poi però ho capito.
Ho capito che la letteratura è di tutti, la scrittura è per tutti. Ognuno aveva qualcosa da dire, ognuno un lato di sé da regalare a chi legge.
Allora ho deciso di arrangiare anche io una pornoteca privatissima, in cui svendere il mio Zibaldone di pensieri a chi avrà voglia di leggerlo, prostituendo la mia letteratura perché possa finire nelle mani di tutti e da qualcuno, anche uno solo, essere apprezzata.
Ecco allora come divento dedita al porno.
Mi svesto di fronte a voi, rimango nuda di fronte a lettori che non conosco, tracciando a parole i miei contorni.