Questa è già una guerra mondiale!

A distanza di quasi un anno dall’inizio del conflitto russo-ucraino i discorsi quotidiani sembrano aver virato su temi di maggiore attualità, come l’arresto del boss Matteo Messina Denaro o il caro carburanti che, pur essendo fatti di grande importanza e impatto sulla società, tolgono -forse ingiustamente- spazio alla pericolosissima realtà a noi vicina che continua a non vedere spiragli di pace. Quella che nei piani dell’invasore doveva essere una guerra lampo si è trasformata in una guerra di logoramento che sta avendo effetti devastanti dal punto di vista umanitario, economico ed energetico su scala globale. Sono dei giorni scorsi, le notizie riguardo l’approvazione dei nuovi decreti russi per l’arruolamento di migliaia di volontari e, dall’altra parte, per l’invio di 14 carri armati Leopard 2 tedeschi e 31 Abrams statunitensi alle forze ucraine.

Queste decisioni sembrano ridurre ulteriormente le speranze di un trattato di pace nel breve periodo e anzi, continuano le provocazioni reciproche le quali, se mal calibrate, farebbero realmente traboccare un vaso ormai già pieno. È davvero difficile per gli esperti fare una stima su come potrebbe terminare un conflitto di questo genere, in cui ovviamente entrambi gli schieramenti non possono permettersi di perdere (da un lato cadrebbe il governo e l’economia nazionale, dall’altro l’intera sovranità di Stato), e soprattutto non possono superare certe “Red Line” imposte dall’attuale situazione geopolitica. In particolare, i russi non possono annientare i rifornimenti logistici e tattici ucraini perché gestiti dai Paesi NATO; d’altro canto, l’Ucraina non può attaccare direttamente il territorio russo (salvo rare e limitate eccezioni) poiché estenderebbe il conflitto su scala globale. Putin continua a premere con la strategia del terrore mediatico e tattico, colpendo le infrastrutture energetiche e cercando di isolare -in termini di rifornimenti- il nemico, affamandolo; Zelensky cerca di ottenere quanto più sostegno e garanzie possibili dai leader Occidentali. A questo punto sono tre gli scenari verso cui si potrebbe evolvere il conflitto (non considerando quello peggiore, la terza Guerra Mondiale): la disfatta ucraina e l’annientamento del suo Stato; il collasso di una delle due parti e una pace “imposta”; il congelamento della guerra.

La disfatta ucraina sarebbe altamente probabile nel caso in cui i Paesi Occidentali, nel corso della guerra, venissero meno alla loro unione di intenti in supporto di Kiev, poiché essa non ha le capacità militari e logistiche necessarie per affrontare, a lungo termine, un nemico forte e resiliente come la Russia. L’unione dei leader occidentali è stata esattamente la scommessa sbagliata di Putin che, forte delle sue riserve energetiche pressoché illimitate, non avrebbe mai pensato a una coesione così inaspettatamente salda di tanti Paesi da lui dipendenti. Nonostante alcune indecisioni iniziali di Berlino sui carri armati e la quantomeno opinabile posizione del leader ungherese Orban, il fronte di supporto occidentale sembra (per ora) non cedere, nonostante diverse situazioni delicate come il cambio di Governo in Italia o le proteste in Francia che avevano fatto presagire qualche rottura interna. In questo senso, le prime potenze occidentali (Stati Uniti su tutte) dovranno essere capaci di tenere ben salde le redini dei diversi Stati, per dimostrare che questa non è solo una guerra combattuta a supporto della sovranità Ucraina, ma anche per la libertà di ciascuno di noi. Infatti se la Russia vedesse tentennamenti o ancor peggio un “dietrofront” da parte dei Paesi Occidentali, si sentirebbe legittimata a continuare nella sua politica imperialista e potrebbe seriamente mettere in pericolo la sovranità di altri Stati vicini, non coperti dall’ombrello NATO (vedasi ad esempio il caso della Georgia); nondimeno, ad Est la Cina potrebbe cogliere la palla al balzo e dare una svolta bellica alla questione Taiwan. Si capisce quindi come questo conflitto rappresenti ben di più di una spartizione territoriale, ma sia un vero e proprio braccio di ferro tra due modelli sociali inconciliabili che vogliono avere la meglio l’uno sull’altro. Il secondo scenario prevede invece che uno dei due Stati valuti come eccessivamente oneroso il costo per la prosecuzione della guerra e per questo decida di avvicinarsi alle pretese dell’avversario con la stipulazione di una pace a questo punto “imposta”, e che nella pratica risulterebbe una sconfitta. In entrambi i casi verosimilmente ci sarebbe la caduta del governo attuale o comunque una concreta diminuzione del sostegno popolare, e ciò potrebbe avvenire per entrambe le parti, per motivi diversi: scarsa morale delle truppe, scarso sostegno popolare, oppure una netta presa di posizione della Cina nei confronti della guerra, che con la sua forza economica risulta il vero ago della bilancia del conflitto. Pechino continua a valutare lo svolgersi degli eventi dall’esterno e, sebbene per storia e tradizione sia più vicina alla Russia, non si farebbe scrupoli a vendersi al migliore offerente per affermarsi come prima e indiscussa economia mondiale. L’ultimo scenario, forse il più probabile, prevederebbe un “cessate il fuoco” prolungato in cui formalmente non viene siglato alcun trattato di pace tra i due schieramenti, ma che congelerebbe le posizioni raggiunte dagli avversari al termine del conflitto. Si potrebbe, a quel punto, creare una fascia di territorio demilitarizzata tra le zone, costantemente attenzionata da parte della comunità internazionale come accaduto al termine della guerra di Corea con l’armistizio di Panmunjeom del luglio 1953.

In questo modo, senza una soluzione definitiva della questione, sarebbe lo scorrere degli eventi, la politica dei leader, a tentare di ristabilire, un equilibrio stabile nel territorio europeo. Dati questi scenari possibili, sussistono alcuni fatti certi: esiste uno Stato invasore (Russia) e uno Stato invaso (Ucraina), quindi un colpevole e una vittima. Per entrambe le fazioni si contano, solo ad oggi e in maniera sottostimata, centinaia di migliaia di vittime tra militari e civili di tutte le età, incolpevoli di un conflitto che non ha senso di esistere. La speranza è che la guerra termini quanto prima ma è evidente come essa sia solo il preludio di un nuovo e pericoloso scacchiere geopolitico mondiale.

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