Una stazione che non conosco

Sto bene io, qui.
Ho tutto, qui. Non ho bisogno di null’altro.
Eppure continuo a controllare di scorcio gli orari del treno. Passa ogni 15 minuti.
Ora è troppo pieno. Maledetta me che non so mai dove essere e come andarci. Maledetta me che aspetto sempre la coincidenza giusta e poi mi rendo conto che forse, la più giusta per me, era proprio quella che mi sono lasciata partire di fronte.
Controllo ogni minuto le coincidenze del treno. Lo faccio con un occhio socchiuso e l’altro del tutto serrato.
Deve proprio farmi una grande paura quel grande ammasso di ferraglia.
Però mi chiedo, c’è poi qualche temerario che di paura non ne ha proprio? Che monta su senza neppure conoscere la destinazione, zaino in spalla e biglietto in tasca?
Che poi il biglietto, cazzo, io ho pure scordato di prenderlo. Sarà ancora nel blocchetto tra gli altri, il mio biglietto, che mi aspetta paziente in qualche botteghino.
Continuo a controllare di scorcio gli orari del treno e non posso fare a meno di pensare a te, la coincidenza che, tra tutte, mi riesce meglio perdere.
Ma sentimi. Parlo di te come se tu fossi uno qualunque di questi vagoni in ferrovia. Sto davvero sprecando le mie parole in questo modo? E’ fin troppo semplice scrivere dell’amore di qualcun altro se poi, quando devo parlare del mio, d’amore, mi vengono fuori solo frasi a metà e immagini sbilenche.
E’ che la prospettiva cambia se ad entrare in campo e a giocare quella partita sono io, proprio io.
Ma Dio, come si fa a lasciare che una forza al di là di ogni comprensione ti sconvolga tutta, dentro e fuori? A lasciare che sposti ogni cosa che ti porti dentro, che metta a soqquadro ogni tuo angolo finché non riconosci più la geografia di te stesso? Come si fa a raccogliere i cocci, ricominciare a mettere ordine tra le cose, a prendere nuovi punti di riferimento, realizzare una nuova topografia di te e poi prendere quel treno? Ma siamo matti? Sono tutta rimessa a nuovo, con tanto di nastro di raso rosso a infiocchettarmi il capo, tutta bella pronta -pronta per cosa?- e proprio adesso dovrei salire il gradino di quel treno, senza neppure avere con me il biglietto, per rimettere in causa tutto ciò che ho di più caro e partire con la prossima coincidenza?
Non mi sono mai piaciuti i treni. E non amo neppure la metro. La detesto quella cazzo di linea 3 che ogni mattina mi porta in uni. La odio; sempre piena di gente, tutta ammassata, che fa a spintoni per entrare e per uscire dal vagone, senza neppure guardarti negli occhi mentre ti infila un gomito in pancia.
Non mi sono mai piaciuti i treni e neppure amo la metro, ma sono diventata brava, a Parigi, a destreggiarmi tra coincidenze e binari. L’amore però, è una stazione che io non conosco e a conoscerle, a capirle le cose, ci ho sempre messo un po’. Ci arrivo sempre tardi, io e perdo sempre tutte quelle coincidenze tra le più importanti.
Oggi però, sono in anticipo. Ho controllato sottecchi la prossima coincidenza, ho ancora 13 minuti. Magari faccio in tempo a comprare un biglietto al botteghino per imparare a viaggiare pur senza una destinazione. Magari è così che incontrerò un posto nuovo.
E magari, tra tutti i sedili vuoti del vagone, tu sceglierai proprio quello accanto al mio. O magari ci incontreremo a metà strada.
Questa volta, però, semmai dovessi tornare a sentirmi un po’ disordinata potresti indicarmela tu una geografia. Magari in questo, tu sarai un po’ più forte di me.

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