Lacerarsi.

Ne ho strappate di foto in questi anni, di pagine di diario e di post-it dai pensieri sbiaditi. 

L’ho fatto nella speranza ultima di potermi lacerare anch’io al contempo, di poter squarciare quest’involucro con un dito, con una semplice mossa poco elaborata e invece ci sono finito soffocato dentro.

Sono sempre stato io quello bravo, in famiglia, con gli amici, con gli estranei, sono stato persino quello gentile in fila alle poste o al supermercato. 

Ho camminato con il mio solito passo svelto nei sentieri della mia bravura, che non si logora mai, che non si smentisce mai, che mi tiene legato con doppio nodo al flusso incessante della mia stessa coscienza e moralità. 

Sono sempre stato io quello diligente, quello con la testa a posto, mentre gli altri ragazzini correvano a destra e a manca, squarciandosi le ginocchia, inciampando tra i fili spinati, facendo gare di parkour. Li stessi ragazzini che limonavano dietro l’angolo di casa, li stessi ragazzini che io rimanevo ad osservare per ore.

Ho sempre detto le cose giuste, al momento giusto. Agli altri, intendiamoci. 

“Come sei bravo” 

“Ma che bravo ragazzo” 

“Chissà che fortuna poter avere accanto uno così bravo come te”

Mi sono trattenuto spesso dal mandarvi tutti a cagare.

Ma non l’ho fatto, in fondo sono io quello bravo. 

L’ho capito tardi, molto tardi, che l’esser bravi non ha niente a che vedere con la stessa vita.

Vivete meglio voi, fidatevi, che fate stronzate, che precipitate ogni fottuto giorno nella vostra negligenza, voi che avete la capacità di tradire e di tradirvi se necessario. Molto più di me, che sono sempre stato quello bravo.

Così mentre voi vivete, io mi camuffo, cerco di rendermi parte di questo teatrino di perfetti esseri umani.. e penso allora che se io sono “quello bravo” allora ho anche il dovere di “fare il bravo”. Quando poi nel frattempo mi passano tutti davanti. Questi corrono, schiamazzano, urlano e ridono, alcuni persino festeggiano.

E poi mi ritrovo io, fermo, immobile, che in quest’involucro ci sono finito soffocato dentro.

Per lo meno, però, sono ancora io quello bravo.

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