Nino, l’amico di tutti

Uno dei principali messaggi da estrapolare dalla vita di Nino Manfredi è imparare a vivere la vita nelle sue più piccole ma allo stesso tempo belle cose.Emblema della “quasi dolce” vita romana e dell’onesto italiano medio, ha rappresentato fin dai suoi esordi il saggio se non anche l’angelo custode di tutti noi , sopratutto in produzioni come “Linda e il brigadiere” , in cui interpretava un commissario in pensione che non riusciva però a prendere distacco dai suoi ambienti lavorativi. Certamente al ricordo più vivo ed importante riguardo Manfredi, ci lega la canzone “Tanto pe’ canta’ ” originariamente “senza titolo, tanto pe’ canta’ pe’ fa’ qualche cosa”.La conosciamo tutti, un cult della musica italiana, un semplice motivetto all’ interno del quale sono racchiusi la cultura musicale d’un popolo intero se teniamo conto del fatto che la musica leggera, oggi bandiera d’ Italia nel mondo , trova le sue origini in canti popolari e facilmente imitabili dalla gente più umile.Senza riferimenti di particolare cultura, la canzone vuole elogiare la musica che è madre di tutti noi pronta ad ascoltare i nostri problemi e le nostre pene. Per Manfredi stesso la musica è stata confidente , nei suoi momenti difficili sopratutto quando era costretto, per colpa della tubercolosi , a vivere chiuso in ospedale . Combattente, non con le armi ma con il buon umore, Nino ha visto morire i suoi compagni è ha temuto per sè stesso vincendo alla fine la scommessa con la morte.La sua vita non è finita lì,  anzi gli ha regalato grandi se non enormi soddisfazioni. Oltre all’amore del pubblico, Nino ha lavorato con grandi registi e attori  ( Totò, De Filippo, pozzetto, Sordi)  per svariate produzioni cinematografiche, volte spesso al cambiamento della mentalità in Italia, come per esempio “C’eravamo tanto amati”  1974 o “Adulterio all’italiana” 1966.Seppure appena uscito dalla malattia, tutto sembrava difficile, non si è perso d’animo, ma si è imposto all’interno prima della società e poi del panorama artistico cinematografico italiano come uno dei più ricordati ancora oggi.Seguendo il suo esempio, semplifichiamo le nostre esistenze ed impariamo ad apprezzare la quotidianità e tutti i suoi piccoli privilegi: le persone che incontriamo, il sole che illumina le giornate, l’arrivo della primavera ed il primo gelato della stagione, perchè nella misura in cui la vita è un soffio he alza la polvere, siamo noi a dover prendere quanti più granelli possibile e farli nostri.

Di Maddalena Maria Vitti

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