Puglia e Folklore

La Puglia è una regione molto antica, il cui stesso nome è avvolto dal mistero. Nel vasto territorio pugliese si tramandano ancora tradizioni millenarie degne della più ampia divulgazione possibile, che purtroppo rischiano di essere dimenticate per colpa di una società moderna che, verso la cultura in generale, si dimostra apatica e menefreghista.
Da diversi anni mi occupo del folklore pugliese, percorrendo la regione da Nord a Sud, visitando castelli, antiche masserie, chiese e cripte, grotte, tutti luoghi che conservano leggende e misteri, dal fantasma di questa o quella dama, ai segni del miracolo del Santo o del Beato di turno.
Non mancano neppure i riferimenti al simbolismo massonico esoterico nella nostra bella regione, alcune volte giusto accennati e celati tra i capitelli del Barocco, altre volte ostentati con fierezza, soprattutto sulle facciate delle antiche cappelle di alcuni cimiteri, come quello di Bitonto, Lecce, o Monopoli.

Viviamo in una regione ricchissima sia dal punto di vista naturalistico che culturale, ed il folklore è cultura, l’antica cultura contadina che è alla base dell’odierna società pugliese, e che per questo deve essere riscoperta, rispettata, tutelata. Eppure, chi come me prova a descrivere e divulgare questi aspetti, si ritrova spesso mal giudicato, persino deriso, ostacolato da chi, forte di un potere illusorio e subordinato al popolo che di tal potere investe i suoi governanti, si permette di condannare l’operato dello studioso senza neppure informarsi sulle reali intenzioni che lo muovono.
Proprio i politici, infatti, sono spesso interpellati affinché concedano le dovute autorizzazioni per poter accedere nei luoghi storici di loro competenza, per poter registrare video, scattare foto, non per fini lucrativi ma per poter divulgare la leggenda o il mistero in essi custoditi. Il più delle volte, mi crediate o meno, le istituzioni assumono un comportamento fuori da ogni logica, persino offensivo, snobbando tali richieste o assumendo atteggiamenti atti a far desistere dall’intento lo studioso.
Perché?
Perché in Puglia per alcuni risulta strano parlare liberamente di fantasmi, streghe, folletti ed altri esseri folkloristici, ci si vergogna, si ha timore di essere giudicati infantili, ma tutto ciò è frutto di mera ignoranza. Già molti comuni italiani, in altre regioni, hanno saputo sfruttare l’enorme risorsa offerta dal folklore, così sono nate economie basate sulle leggende: I boschi dei folletti nelle Marche; e streghe di Benevento, Lo spettro del castello di Bardi a Parma e cosi via.
La Puglia invece sembrerebbe sfruttare solo i falò e la Pizzica, ma ciò è un comportamento autolesivo visto che il Folklore pugliese è talmente ricco da poter dar vita ad un turismo destagionalizzato e diversificato che potrebbe arricchire abnormemente il territorio, soprattutto nei luoghi interni, non baciati dalla bellezza del mare e dal turismo stagionale che ne deriva.

Perchè dunque il folklore è così importante?
Il termine folclore, o folklore dall’inglese “folk (popolo)” e “lore, (sapere)”, si riferisce all’insieme della cultura popolare, intesa come “sapere popolare”, conoscenze tramandate spesso oralmente e riguardanti usi e costumi, miti e leggende, con riferimento a una determinata area geografica ed una determinata popolazione.
L’origine del termine viene attribuita allo scrittore inglese William Thoms (1803-1900) che, con lo pseudonimo di Ambrose Merton, pubblicò nel 1846 una lettera sulla rivista letteraria londinese “Athenaeum”, allo scopo di dimostrare la necessità di un vocabolo che si riferisse a tutti gli studi sulle antiche tradizioni popolari inglesi. Il termine fu accettato dalla comunità scientifica internazionale dal 1878, per indicare tutte quelle espressioni culturali comunemente denominate “tradizioni popolari”.

Il folklore, in particolare i miti ed i loro intrinsechi significati, furono oggetto di studio del famoso antropologo “Claude Lévi-Strauss”. In particolare nella sua opera “Mito e significato”, l’antropologo francese non considera i miti esclusivamente come“elementi primitivi”, un prodotto della superstizione, egli ci vede qualcosa di estremamente più importante.
«Le storie antiche sono, o sembrano, arbitrarie, prive di senso, assurde, eppure a quanto pare si ritrovano in tutto il mondo. Una creazione “fantastica” nata dalla mente in un determinato luogo sarebbe unica, non la ritroveremmo identica in un luogo del tutto diverso». (Claude Lévi-Strauss)

A mio modesto parere, lo studio delle antiche tradizioni, custodite dalla saggezza popolare e tramandate in differenti modi e con differenti linguaggi, rappresenta un tesoro inestimabile.
Quante popolazioni hanno camminato sul suolo che oggi chiamo Puglia?
Quanti racconti, questi uomini, hanno narrato ai loro figli?
Quali speranze avevano per il futuro?
Quali erano le loro aspettative per la razza umana?
Come intendevano rapportarsi con la natura?
Queste ed altre domande, tantissime altre, sono proprio la base sulla quale oggi si erge il folklore, facente riferimento proprio ai tentativi di dar risposta a tali quesiti.

Cosa ci insegna il folklore?
A quanti riescono a percepire il suo mistero al di la del suo fascino, il folklore insegna a vivere su questo pianeta accettando la condizione umana, spiegando come questa possa raggiungere livelli elevati o precipitare nel baratro più oscuro.
Il folklore lascia una traccia di vita vissuta, una registrazione che solo le menti più aperte possono riprodurre. Quando ciò accade, l’uomo si ritrova catapultato “indietro nel futuro” (citando una battuta del noto film “Ritorno al futuro”), si ritrova cioè in epoche che solo apparentemente rappresentano il passato, in quanto raggiungendole successivamente alla loro comprensione, decodificazione simbolica, esse rappresentano effettivamente un futuro da raggiungere.

Nel mio ultimo libro: Puglia Folk, tra miti e leggende (I Quaderni del Bardo edizioni), ho cercato di descrivere il folklore pugliese affinché possa ancora rapire le menti, far sognare, suscitare quelle emozioni che renderebbero la società meno omologata, meno apatica, forse più umana.
Questo è il folklore, la riscoperta del sentimento, dell’umanità oggi latente.

Mario Contino.
Ricercatore e Scrittore

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